Roblox è una piattaforma popolare di gaming virtuale per bambini e ragazzi. Qualche settimana fa, in Malesia, sono state documentate alcune proteste virtuali a sostegno della P4l3st1n4, una delle quali è stata visitata più di 275.000 volte. I manifestanti sono ricorsi alle bandiere 🇵🇸 per aggirare il ban di parole come “Free P4l3st1n3” e “g3nocid3” imposto dalla corporation.
L’età media dei giocatori è molto bassa: il 45% ha meno di 12 anni, il 60% meno di 16 e soltanto il 17% più di 25 (dati al 12/22). Sui social media (Youtube, TikTok, X) circolano i video delle dirette dove compaiono avatar che marciano su strade virtuali di mattoni (stile Minecraft) fiancheggiate da bandiere e cartelli su cui si legge “Solidarity Untukmu (for you) P4l3st1n3”. Molti genitori commentavano l’accaduto dicendo che i propri figli si erano iscritti alla piattaforma o avevano intenzione di farlo. È la risposta della GenZ all’impossibilità di partecipare (a causa dell’età) alle manifestazioni nella vita reale. Nel contesto nazionale, anche il premier Anwar Ibrahim, aveva criticato gli attacchi aerei nella Striscia di G4z4.
Roblox ha dichiarato: «Sebbene i nostri Standard della Community consentano espressioni di solidarietà, non permettiamo contenuti che appoggino o giustifichino la violenza, promuovano il terrorismo o l’odio contro individui o gruppi, o invitino a sostenere uno specifico partito politico» – chiarendo che è già attivo un pool di moderatori, coadiuvato da sistemi di AI, per rilevare e prendere provvedimenti su contenuti/individui “disobbedienti”. A discrezione dell’azienda, non delle leggi malesi.
Fonte: CNBC, NME (e grazie a Guerre di Rete per averlo segnalato in newsletter)