Il Governo regala a Google i dati sull’apprendimento dellə studentə italianə. Parte quest’anno il progetto pilota in 15 scuole italiane (Lombardia, Toscana, Lazio e Calabria) che integra assistenti virtuali in Google Workspace, coinvolgendo alunnə delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Se avrà successo, sarà esteso a livello nazionale entro il 2026. A luglio, il ministro Valditara ne aveva spiegato gli obiettivi: “valutare l’efficacia degli assistenti AI nel migliorare il rendimento degli studenti” e ridurre “il carico di lavoro amministrativo per gli insegnanti”, oltre che “una maggiore inclusione per chi ha bisogni educativi speciali”.
Il tool Esercizi guidati in G Suite consente di creare materiale didattico in base alle lezioni e sottoporlo allə studentə, raccogliendo dati sulle domande problematiche da condividere con lə docenti, sotto la supervisione di Invalsi. Gli assistenti virtuali supporteranno le classi nelle materie STEM e di lingue. Sembrerebbe parte della Strategia italiana per l’IA (F1. Percorsi per l’avvicinamento all’IA nella scuola), anche se non c’è traccia della formazione destinata allə docenti su come approcciarsi allo strumento per guidare lə studentə (che potranno rifiutarsi?).
Si legge su Wired che Google ha offerto gratuitamente la sua tecnologia, che da lungo tempo si è introdotta nel sistema di istruzione italiano. “Lo strumento va controllato, non ne conosciamo ancora i limiti e le potenzialità”, dichiara Paolo Branchini, curatore del progetto per il MIM. L’inserimento nell’AI Act dell’Educazione tra i settori ad alto rischio – soprattutto nella valutazione – per il potenziale impatto sulle aspettative di vita e carriera dovrebbe, invece, rendere trasparenti tutti i dettagli dell’accordo, gli obblighi di conformità alle norme UE e l’impegno della corporation digitale a non utilizzare per scopi commerciali le informazioni di cui entrerà in possesso. Il caso olandese non ha fatto scuola.